Uno sguardo su Cento
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È il 25 aprile 1945 e anche Cento viene liberata dall'occupazione tedesca
e dal fascismo. L'esercito
alleato e la Resistenza hanno vinto. La popolazione di tutto il comune ha sopportato fame,
miseria,
difficoltà di ogni sorta, soprattutto negli ultimi due anni di guerra.
Nel Centese
non si è combattuto armi alla mano contro tedeschi e fascisti: la Resistenza c'è
stata,
fatta grazie a sabotaggi, azioni di disturbo, appoggio logistico, raccolta di armi per
formazioni partigiane
operanti in territori vicini (pianura bolognese). Qualcuno è andato a combattere
nelle valli del basso
ferrarese, altri nella montagna modenese o reggiana. Contro gli esponenti più impegnati
della
Resistenza la repressione nazifascista ha risposto con arresti, torture, deportazioni nei
campi di
lavoro o di prigionia in Germania.
Viene eletta la prima amministrazione democratica: l'orefice socialista
Albano Tamburini,
uomo di specchiata onestà.
La Giunta comunale è espressione di tutti i partiti
antifascisti, così come
il Consiglio comunale. Sono organi di governo provvisori, in attesa delle prime libere
elezioni del
1946.
Il primo appello alla popolazione è di rimboccarsi le maniche per la
ricostruzione.
Le macerie vengono sgombrate; ponti, strade edifici sono bonificati dalle mine, le strade
vengono
sistemate, gli argini del Reno sono rinforzati demolendo i fortini e le casematte costruiti
dai
tedeschi. Molte case sono ricostruite mentre altre restaurate.
Gli agricoltori
riprendono a coltivare la terra,
anche se mancano mezzi meccanici e concimi. Qualche imprenditore coraggioso apre una piccola
fabbrica, un'officina, un capannone.
Emergono nel dopoguerra i pionieri che fonderanno imprese protagoniste di un
grande sviluppo
economico: ad esempio Ferruccio Lamborghini nel settore della trattoristica,
dei bruciatori e
condizionatori, delle auto sportive; Augusto, Arturo e Lino Fava, creatori della
Essiccatoi Fava
(impianti per l’essiccazione della pasta); Nino Vancini e Ugo Martelli, fondatori
della VM, azienda
che ben presto sarà leader nella produzione motoristica diesel.
Nasceranno poi altre
aziende: Sim
Bianca (impiantistica), Fabo (fonderie), Baltur (bruciatori), Negrini (lavorazione carni)
... I pionieri
e altri imprenditori daranno vita ad un sistema irrobustito da tante piccole aziende e
dall’artigianato che per più di un quarantennio distinguono nettamente lo sviluppo di Cento
dal
resto della provincia di Ferrara. L’istituto professionale “F.lli Taddia”, fondato nel 1926
dai fratelli
Antonio e Giuseppe Taddia fornisce buona parte della manodopera necessaria.
Cento cresce, pullula di attività imprenditoriali -limitate però da scarse connessioni infrastrutturali
(strade e ferrovia) e conoscerà negli anni ’70 l’ingresso della Fiat al posto della Lamborghini e della
Finmeccanica che incorpora la VM. Nel frattempo arriverà la prima ondata migratoria soprattutto
dai paesi intorno a Napoli che fornirà manodopera ad un tumultuoso sviluppo edilizio. Negli
anni’80 la maturità del comprensorio sembra compiuta: un tasso di industrializzazione assai elevato
(una impresa ogni 42 residenti, secondo il Censis); un aumento della scolarizzazione (nel 1981 il
numero dei laureati supererà quello degli analfabeti. Poi il sistema conoscerà i primi elementi di
cambiamento specialmente nel settore tessile: Le aziende diventano sempre meno “centesi”, in
molti casi arriveranno nuovi proprietari, qualcuna chiuderà, come la Fiat. e l’attività abbraccia
ambiti sempre più vasti, nazionali e internazionali La crisi mondiale del 2008, il terremoto del 2012,
la globalizzazione hanno mutato e non sempre in positivo, il volto dell’economia centese. Oggi non
si percepisce più la spinta degli anni ’80 e ‘90 e l’incertezza per il futuro è più forte.
La grande cultura del “fare” a Cento non si accompagna fino agli anni
’60 ad una crescita culturale di pari importanza. L’istruzione, fin dal tempo della
Controriforma, è riservata alla Chiesa, il cui insegnamento fa da matrice culturale nei
secoli successivi, sino al ‘900. Nel Sei - Settecento nascono e prosperano accademie
scientifiche, animate in gran parte dalla borghesia cittadina. La terra centese annovera
nella sua storia parecchie figure importanti, prima fra tutte il grande pittore Giovanni
Francesco Barbieri, detto il Guercino.
Ma celebrare le tradizioni, come il Carnevale, però non basta. Fenomeni come il ’68, con la
sua ventata di cambiamento epocale – percepibile nella vicina Bologna – è quasi inavvertito.
Solo dagli anni ’70 l’atmosfera si fa meno rarefatta: nascono giornali locali, si indicono
manifestazioni, convegni e conferenze, interessanti sì, ma che spesso hanno il limite “di
non portare Cento nel mondo e il mondo a Cento”
La cultura del “fare” prevale sulla cultura dello spirito. Lo si può dire
anche per la fede religiosa: un evento straordinario come il Concilio Vaticano II,
iniziato nel 1962 con papa Giovanni XXIII e terminato sotto il papato di Paolo
VI nel 1965 a Cento si traduce più nella forma (ad esempio, altare rivolto ai
fedeli, Messa in italiano, coralità del canto durante la liturgia) piuttosto
che nella sostanza, nelle domande alle quali la Chiesa doveva rispondere al popolo di Dio.
Semplificando molto, un osservatore esterno, in quel periodo non percepisce la ricerca della
Chiesa delle radici, della partecipazione dei laici, dell’ecumenismo. Questo nonostante il
vicino esempio di figure carismatiche quali il cardinale Giacomo Lercaro, il vescovo Luigi
Bettazzi, don Giuseppe Dossetti. Alcune eccezioni locali: la comunità di Penzale guidata da
don Remo Rossi; don Bruno Magnani e i suoi numerosi giovani nella parrocchia di S. Biagio;
lo scoutismo nella parrocchia di S. Pietro.
Succede quasi dappertutto, ogni frazione di un comune tende a vivere di vita
propria, e il capoluogo raramente crea collegamenti che potrebbero essere utili a tutta una
comunità. Succede anche a Cento, anche se negli anni qualche passo avanti si è fatto.
Renazzo e Casumaro, per esempio tengono molto a distinguersi da Cento; e questo richiama per
altri versi l’individualismo dei centesi, anche quando si opera nel volontariato o nel tempo
libero. Sono tantissime le associazioni, ma difficilmente progetti importanti - ad esempio
il contrasto alla povertà, l’educazione di famiglie e minori, la condizione degli anziani
La grande ondata delle migrazioni di massa del XX secolo ha portato centinaia di persone e
famiglie provenienti prevalentemente da Marocco, Pakistan, Romania,
Albania, Repubblica Popolare Cinese, Ucraina, Tunisia,
Polonia… e da molti altri paesi.. Sono ufficialmente 3.945 al 31
dicembre 2022, 1.228 famiglie, secondo gli ultimi dati disponibili del Comune di Cento, più
femmine che maschi. L’età media è di poco superiore ai 34 anni. Nel 2012 gli stranieri residenti
erano 4.042. Con queste persone i rapporti dei centesi “autoctoni” appaiono sporadici, quando non
sono dettati da specifici bisogni (le cosiddette “badanti”). La scuola funziona da integratore, i bimbi
nati della seconda generazione fanno amicizia con i “nostri”; ma gli stranieri hanno le loro
comunità, i loro usi e costumi: come si sono inseriti? Casi ne esistono, ad esempio nello sport. Ma si
può parlare davvero di integrazione?
Negli ultimi anni, si è vista la nascita di diverse iniziative per
riavvicinare le famiglie e supportare la comunità. La Caritas parrocchiale, ad esempio, è
diventata un punto di riferimento fondamentale per chiunque si trovi in difficoltà
economiche o sociali. l'organizzazione offre un aiuto concreto a famiglie e individui che
affrontano periodi di crisi.
Un'altra iniziativa di successo è il progetto “Estate Ragazzi”, un programma estivo che
offre attività educative e ricreative per i bambini e i ragazzi del territorio. Questo
progetto non solo rappresenta un'opportunità di svago e socializzazione per i più giovani,
ma fornisce anche un supporto cruciale per far comprendere ai bambini concetti di valori di
comunità, rispetto e collaborazione, coinvolgendo i partecipanti in laboratori creativi,
giochi di squadra e momenti di riflessione.
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